di Raffaele Polo
Di Renato Centonze hanno detto e scritto in tanti. C’è anche un interessante e aggiornato sito che ci consente di gustare le sue opere e notare, attraverso gli anni, quale sia stato il suo cammino evolutivo, prima della immatura scomparsa.
Eppure, qualcosa manca, in questo peraltro completo ‘curriculum’ del bravo artista leccese. Per chi ha avuto la fortuna di conoscerlo, manca la sua verve, il suo pacato intercedere, il suo colloquiare colto e per nulla scontato. Manca il suo sguardo proteso a guardare oltre, manca la sua affascinante capacità di esemplificare ciò in cui credeva, con pochi tratti di colore.
Ecco, siamo al nocciolo della produzione artistica di Renato Centonze che, più di ogni altro, si è sforzato di realizzare quello che dovrebbe essere il ‘credo’ di chi sposa totalmente il mondo dell’Arte, con tutti i suoi spesso incomprensibili e contraddittori aspetti.
Centonze, insomma, sin dall’inizio, sin dal suo primo ‘periodo’ che qualcuno definisce ‘figurativo’, ha cercato di trasporre attraverso la pittura, per mezzo dei colori più che le forme, quello che era il ‘suo’ mondo, dove si mescolavano piacevolmente ricordi, musiche e pensieri, frammisti a un messaggio decisamente positivo per tutto quello che ci circonda e che trascuriamo, con eterna ed effimera superficialità.
Renato ci parla attraverso le sue tele, i suoi disegni, le sue composizioni che apparentemente mutano stile e appartenenza, ma sono sempre improntate ad una comunicazione intimistica e rivelatrice di un animo sensibile e impegnato.
I sogni, per Renato, sono dei messaggi. E lui è pronto a trasporli sulla superficie bianca di una tela.
I suoni, per lui, hanno una valenza immortale e un profondo significato. E lui è attento a registrarli sulla tela. Immagini e forme che vanno studiate, approfondite e che ci aprono insperate e sorprendenti constatazioni che rischiano di rispondere alle nostre più difficili domande.
Renato, del resto, era proprio così: parlava più con lo sguardo e con le pause che con le parole o le frasi in bella evidenza.
E anche oggi, che ci restano le tante sue opere, ci ritroviamo a seguire il filo dei suoi pensieri, delle sue fantastiche elucubrazioni, osservando le opere del Maestro, dell’amico che non c’è più. Ma che, come tutti coloro che hanno colto il senso della memoria, continua a discorrere con noi.
Serenamente.
Articolo pubblicato su Leccecronaca.it da redazione | 15 dicembre 2020