Renato Centonze

di Antonella Marino

Tra i non moltissimi spazi che nel Salento offrono ospitalità all’ arte contemporanea, una conferma è rappresentata dai Cantieri teatrali Koreja a Lecce. Quasi regolarmente i loro spettacoli sono introdotti nel grande foyeur da interventi artistici, anche se programmati senza una vera e propria linea critica. Coerentemente con il proprio percorso di ricerca, finora il taglio delle scelte di Koreja era sembrato comunque prevalentemente giovane: con l’ invito rivolto ad artisti emergenti che operano sul territorio pugliese (eccezione più consolidata la bella mostra di Luigi Presicce) e un link privilegiato con i talenti in erba della locale Accademia di Belle Arti. Curiosamente la personale in corso di Renato Centonze sembra segnare un’ inversione di tendenza, con uno sguardo ad autori di precedente generazione.

Centonze, che è nato e vive a Cavallino, ha infatti cinquantanove anni ed è fedele ad una pittura segnica che conserva gli echi di un dibattito artistico appartenente a stagioni più lontane. All’interesse cioè per l’ autonomia espressiva di un segno di matrice astratta e postinformale capace di evocare liberamente memorie naturalistiche e risonanze interiori. Come già era chiaro a Kandinsky o Klee, anche per Centonze fondamentale è il rapporto di prossimità tra pittura, musica e suono, suggerito dagli andamenti dinamici del segno. Così alle pareti del teatro i suoi ritmi pittorici fluttuanti si rincorrono sulle superfici in diverse varianti, aggregandosi o disaggregandosi, e assumendo figurazioni vibranti simili a insiemi di note musicali. D’altra parte i contrasti di gialli, verdi, rossi e blu rimandano in qualche modo all’emozione di un paesaggio solare, di matrice mediterranea. Ma è una natura che mantiene il suo spessore ambiguo e problematico, punto di approdo di un gioco di relazioni mobili che si danno a partire da un “segno minimo” (come suggerisce la curatrice Angela Serafino).

Renato Centonze “Frammenti di suoni”, Cantieri Teatrali Koreja, Via D’ Orso Lecce. Fino al 29 novembre 2008 pubblicato su La Repubblica

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *