di Marina Pizzarelli
L’opera di Renato Centonze vive nel senso della dilatazione, della visione ravvicinata e monocromatica che si serve del foglio come di uno schermo. Qui, sul piano -supporto, è lo spazio geografico in cui siperdono l’occhio e la mano. Qui si agita, come in una fermentazione colorata, una pittura d’erranza, fatta di un tessuto mobile che ora si anima e danza, ora si cheta in una sorta di texture che rivela la trama e l’orfito dell’architettura cromatica.
Il supporto è un diaframma a contatto del quale il colore si espande come un’ombra variegata, delimitato dal gesto incalzante ma non affannoso dell’artista: non sono ammessi scatti, cesure, interruzioni. Il movimento del colore attraversa l’intera estensione del quadro, crea una composizione viva sensitiva respirante, ora in lampeggiare minuto, ora in traccia incorporea.