E un corpo che è contiguo con un altro non si muove in quello, ma con quello, che tuttavia è da esso distinto…(Aristotele)
di Angela Serafino
Qualche volta mi è capitato, riflettendo sul dipingere e sulla pittura, di immaginare questa, come un grande lancio di dadi, cadendo i quali lasciano al centro e/o ai lati del dove dipingere scie spesse, sottili, corte o lunghissime. Tratti appena appena distinguibili o macchie ampie di forme plurime e colori tanti. Ricadendo i dadi più volte, danno forma alle ombre e ad intrecci nuovi.
In tale avvicendarsi di lanci di linee e di scambi di toni sembra possa poter venir fuori la pittura con tutti i suoi “soggetti”.
È una bella storia questa. È la storia del “caso” che si prende gioco della determinazione dell’assoluto, facendo così transitare nelle traiettorie del dipingere l’imprevedibile. Per quanto in parte veritiera questa storia, e “consumata” nell’arte, non si potrebbe comunque sostenere la sua onnicomprensività, poiché nella pittura sono tanti altri gli elementi che coesistono.
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