Renato Centonze, Opere (1984-2002)

di Angela Serafino

Per l’elogio alla sintesi, di questa mostra scriverei soltanto “dal colore…al colore”, lasciando tutto il tempo di decantazione necessario affinchè la parola colore abbia la sua giusta risonanza.

Perché in realtà le opere esposte nel chiostro del convento dei Frati francescani, a Lequile, nella loro sequenza sono una sedimentata storia del colore, elemento al quale, il pittore Centonze, nel corso della sua attività artistica ha concesso tutto il tempo che questo richiede per essere corpo dell’opera.

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Il fluire della vita

E un corpo che è contiguo con un altro non si muove in quello, ma con quello, che tuttavia è da esso distinto…(Aristotele)

Renato Centonze, Ass. Cult. Raggio Verde, Lecce,1999-2000

di Angela Serafino

Qualche volta mi è capitato, riflettendo sul dipingere e sulla pittura, di immaginare questa, come un grande lancio di dadi, cadendo i quali lasciano al centro  e/o ai lati del dove dipingere scie spesse, sottili, corte o lunghissime. Tratti appena appena distinguibili o macchie ampie di forme plurime e colori tanti. Ricadendo i dadi più volte, danno forma alle ombre e ad intrecci nuovi.

In tale avvicendarsi di lanci di linee e di scambi di toni sembra possa poter venir fuori la pittura con tutti i suoi “soggetti”.

È una bella storia questa. È la storia del “caso” che si prende gioco della determinazione dell’assoluto, facendo così transitare nelle traiettorie del dipingere l’imprevedibile. Per quanto in parte veritiera questa storia, e “consumata” nell’arte, non si potrebbe comunque sostenere la sua  onnicomprensività, poiché nella pittura sono tanti altri gli elementi che coesistono.

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