«Benvenuti nel mio spazio artistico virtuale!
Dopo 50 anni di passione per l’Arte ed oltre 30 anni di attività artistica pubblica, tenendo mostre personali in Italia e all’estero, partecipando, invitato, a manifestazioni artistiche di respiro nazionale ed internazionale, è maturo il tempo per inserirmi sulla «grande rete», con il mio mondo artistico…
La «rete» mi darà l’occasione di aprire un dialogo ed un più ampio e proficuo confronto con tutti coloro che hanno avuto o avranno contatto con le mie opere. La motivazione che è alla base del mio «fare artistico» è di una semplicità e naturalezza unica:
«SENZA L’ARTE LA MIA ESISTENZA NON AVREBBE SENSO»
L’arte per me è il fluire della vita…è un mondo interno <-> esterno, che passa attraverso il pensiero, le mani, il suono, il segno, la forma, il colore. Per un approfondimento ed una esplicazione della mia arte preferisco che siano altri compagni di viaggio a parlarne: critici, poeti, artisti che, attraverso i loro scritti ed il loro pensiero… mi seguono e si sono «interessati» lungo questo trentennale sentiero che ha un cuore…»
È con lo stesso spirito e con le stesse motivazioni che viene riaperto il sito dell’artista, chiuso, dopo la sua scomparsa, per disguidi tecnici ma fortemente voluto e ideato dalla moglie Floris Quarta insieme al loro figlio Marco, prematuramente scomparso in Messico il 27 luglio 2016 e ALLA CUI MEMORIA È IDEALMENTE DEDICATO L’INTERO PROGETTO.
Il percorso artistico di Renato Centonze abbraccia un arco di tempo che va dal 1970 al 2008. La presentazione del suo «fare artistico» non può considerarsi esaustiva della sua ricca produzione, ma rappresentativa del suo incessante processo di ricerca che si snoda da un periodo figurativo (1970/80) alla progressiva scomparsa della figura… alle pitto-sculture-sonore…alle auto-geo-grafie. Sono presenti anche opere su cartoncino e serigrafiche così come una parte dei testi critici relativi a mostre ed eventi che hanno scandito la sua esistenza.
L’intento è continuare a divulgare ulteriormente l’opera di Renato Centonze, perché ne resti viva la memoria e possa continuare ad offrire opportunità di studio e di ricerca a coloro che ne avvertissero l’interesse.