L’unicità e il disincanto

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Opera incompiuta, foto di R. Puce

di Riccardo Leuzzi *

A Lequile, negli spazi di Palazzo Andrioli, in via Trieste, 2, la mostra “Il Vento accarezza l’Erba”Opere di Renato Centonze sino al 4 giugno. Di seguito un ricordo dell’artista da L’Osanna neretina…

Tenero e con un po’ di rimpainto il pensiero vola a Renato Centonze leggendo della mostra “Il vento accarezza l’erba” a lui dedicata dal 24 maggio.

Risento la sua voce vibrante e pacata che parla d’arte e del suo lavoro. Mite nell’aspetto, ribelle nello spirito, semplice e lineare nell’eloquio, anticonformista negli atteggiamenti, idealista e progressista per cultura e vocazione.

ilventoaccarezzaNel suo studio progettammo la mostra a L’Osanna nel 1993. Scelse le sue opere con meticolosa cura. Tra di esse “Il colore del suono” che ritrovo riprodotto nell’invito per Palazzo Andrioli.

Fu una emozione vedere e toccare le pitto-sculture-sonore che Renato mi proponeva in una sorta di rituale defilé.

La rigorosa selezione di opere di grande originalità e raffinatezza conquistò il pubblico, che entrava nell’operazione artistica raccogliendone la provocazione, ora pizzicando le corde tese sulle “isole del suono”, ora provoando la sonorità dei tamburi affioranticome isole nell’oceano verde o come “ali sonore di farfalla nell’erba”.

Preziosi incastri di suoni e di colori assemblati con quella sua manualità e precisione ormi desueta nella fattualità dell’arte contemporanea.

Ho poi rivisto Centonze alla mostra al Teatro Koreja curata da Angela Serafino.

Erano trascorsi tre lustri dal nostro incontro di Nardò. La sua pittura era divenuta più fluida, fresca, la tavolozza sempre ispirata alla natura ed alle sue meraviglie. Le luci e le vibrazioni più nitide e di più immediata percezione.

La pittura di un vero artista dall’immutato entsiasmo, per niente scalfito dal pensoso disincanto che gli traspariva dagli occhi.

Ebbi più forte che mai la percezione dell’unicità della sua opera che andava diffusa e salvata tra le più geniali realtà artistiche pugliesi del nostro tempo.

L’ambizione di poter lanciare il messaggio dalla mia galleria diveniva subito un impegno.

Non che questo avesse aggiunto nulla alla carriera del maestro, al suo valore ed alla sua notorietà, ma per accendere un nuovo riflettore sul suo lavoro e stimolare una più solida iniziativa pubblica, se mai le istituzioni nostrane si fossero accorte dei valori del territorio, della sua cultura e della sua umanità.

Ora che il tempo e gli eventi hanno fatto il loro corso, con il rimpianto di non aver colto il momento, occorrerà farsi carico della storicizzazione di un grande artista, figlio del Salento, la cui visione dell’arte oltrepassa la dimensione territoriale.

*Responsabile della storica galleria L’Osanna di Nardò dedicata all’arte contemporanea

Pubblicato su Il Paese Nuovo, maggio 2011

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