I segni dell’uomo nel nostro Salento

IMG_9855Mostra di foto e serigrafie a Lequile

di Giovanni Rizzo

A Lequile, al di fuori dei consueti itinerati (anche fisici) del mercato dell’arte, c’è il Laboratorio di pittura e grafica di Renato Centonze. Qui egli espone con il fotografo  Valentino Mocavero una cartella di foto e serigrafie “Il segno dell’uomo”.

Il confronto-collaborazione tra mezzi espressivi diversi vengono qui visti in funzione del confronto-rafronto con il mondo reale, assunto come punto di partenza verso il mondo più artificioso dei segni volontari.

Da una parte, la foto isola e individua dei frammenti del mondo reale, li trasferisce nel mondo ottico dell’obiettivo e per di più li filtra, li manipola, li interpreta. Mocavero procede con la precisa intenzione di parlare attraverso le foto, che a giusta ragione si vede così negata la vista prerogativa di “fedele e imparziale riduzione” della realtà. Ciò che l’uomo si lascia alle spalle del suo incisivo esistere nel mondo (ossia il suo dinamismo interattivo) viene ricercato e fissato quasi “rinventato” da Mocavero che con le sue foto: le quali creano  (con il portarlo all’attenzione) un universo di segni imprevisti e innumerevoli.

Centonze  da parte sua trova, nei segni fotograficamente estrapolati, abbondante materiale per uan conferma della via di recente intrapresa. Il labirinto, la ripetizione ossessiva del tratto, la segmentazione delle superfici, la magica suggestione dell’informe, l’evocazione di segni e immagini in particolare forse giacenti nell’inconscio: sono caratteritiche della pittura di Centonze che, lasciando dichiaratamente spazio alla libertà interpretativa, percorre le prime tappe di un nuovo cammino.

Nessun problema di scelta tra figurativo e informale, astratto e surrealista: Centonze, come molti altri oggi, ha intuito che riferirsi (per riprenderle o negarle) a esperienze passate è rendersene schiavi. Il post moderno è anche, in definitiva, la riscoperta del nostro intimo e comunque di una personale capacità e volontà espressiva. Centonze (superate le ripetitive pianificazioni espressive del passato decennio) può così contribuire all’arte che va facendosi anche attraverso la messa in discussione dei miti della modernità.

Il Tempo, giovedì 6 gennaio 1983- Pag III

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