Il vento accarezza l’erba

ilventoaccarezzaNo, non è l’arte ad aver perduto i rapporti,

bensì l’umanità nel suo complesso

Kandinskij

 

Durante la stagione che piega all’interno, la terra custodisce con cura le sue forze e attende nella quiete per rigenerarsi. Fuori sembra non stia accadendo nulla. Quando quella cura viene alla luce, determinata quanto transitoria, le fronde degli alberi, l’erbe dei campi si fanno onda del vento, e la stagione continua. Nelle distese d’erba il vento distribuisce il movimento e nel movimento si creano i volumi. L’erba si addensa, si dilata, si sfrange, si compatta di nuovo, plasticamente. Il passaggio delle nubi, veloce e lento, accentua o attenua il moto. Del lavoro paziente dell’attesa che porta fuori la differenza della luce e del seme accolto, non c’è traccia.

Tale è la genesi dell’opera, delle opere, di Renato Centonze.

Il vento accarezza l’erba e si inoltra sino al cuore del suono, senza paura. Il pensiero che alimenta la mostra è la restituzione della delicatezza dell’erba, dello sguardo che si fa leggero e co-abita nei…campi.

Nello scegliere le opere ho immaginato di far convergere nello spazio il fluire dell’erba, del verde cangiante, della forza del giallo con alle spalle il blu; intenso e invisibile che presiede come l’aria alle variazioni e alle diffusioni. Durata e intensità (del verde) portano l’opera, nel tempo, all’eco. Continue reading

L’esercizio

di Franco Ungaro

Quella sera non avevo bisogno di fare il solito esercizio: quando non conosco chi espone le opere, provo ad immaginarne le sembianze e il volto e attraverso il volto cerco di entrare nel suo mondo, ecco allora che guardo le opere e lentamente la persona che le ha create mi appare. Metto in conto anche che l’esercizio non funzioni e mi succede che volti e persone immaginate niente hanno a che fare con le opere che ho visto. Comunque l’esercizio provo a farlo sempre. Continue reading