Ricordando

“L’arte per me è il fluire della vita…è un mondo interno-esterno che passa attraverso il pensiero, le mani, il suono, il segno, la forma, il colore” così Renato Centonze raccontava la sua ricerca

di Lucio Galante

Un anno fa Renato Centonze ci lasciava. Di fronte al modo inaspettato, lo stupore e la costernazione del momento si accompagnarono in me al pensiero che al mistero della morte è sempre difficile trovare risposte. Ma ora è tempo di ricordare che egli ci ha lasciato un’eredità preziosa, la sua opera che è ormai parte della nostra storia, della storia del nostro territorio. Io l’avevo conosciuto per ragioni, per così dire, professionali, che non mi avevano, tuttavia, impedito di conoscerne la dimensione umana. Le occasioni dei nostri incontri, le mostre che mi hanno visto con lui partecipe (Ep-Art a Cavallino, Dissimiglianza  a Copertino, la personale antologica del 2002 a Lequile) sono stati , infatti, momenti di utili scambi di opinioni e di , sia pur brevi, conversazioni, riguardanti inevitabilmente le difficoltà della vita artistica contemporanea, che i hanno consentito, ad esempio, di appurare una nostra comune sensibilità (mi si passi il termine) democratica e progressista, ma soprattutto di conoscerlo come artista. Di quegli incontri il più importante è stato per me la personale del 2002, perchè mi ha visto particolarmente impegnato a provare a ripercorrere criticamente e storicamente un non breve tragitto della sua vicenda artistica. Considerata che la sede del mio intervento, il relativo catalogo, non fu possibile un discorso ampio e dettagliato, ma pur nei limiti dello spazio concessomi, provai a far emergere i meriti e le qualità della sua opera, un tentativo che, tra l’altro, fu felicemente accompagnato dall’analisi puntuale ed efficace di Angela Serafino, il cui elogio del colore di Renato s’integrò perfettamente con quanto da me suggerito.

IMG_0641wNon sembri inopportuno questo riferimento al mio e al lavoro di Angela Serafino, perché quello che ancora oggi appare un enorme debito nei confronti di Renato artista è un più pieno riconoscimento delle sue qualità e dei suoi meriti artisici, che potrà avvenire solo se si riuscirà a dedicargli una solida monografia, e perchè comunque, quella mostra permise di fissare alcuni punti fermi. Innanzitutto la sua capacità innovativa, che non ebbe bisogno di percorrere la strada dello sperimentalismo ad oltranza e fine a se stesso per manifestarsi.

A impedirlo furono la sua ferma convinzione della forza comunicante dell’opera d’arte e la totale fiducia nei propri mezzi espressivi. In secondo luogo la sua sensibilità fondamentalmente poetica, che non si tradusse in un atteggiamento di forte evasione lirica, ma conservò intatta la consapevolezza che il rapporto col mondo e con la realtà non può mai essere pacifico. Il suo maturo ritorno alla natura non fu, infatti, un fatto privato, egli non solo volle comunicarlo al pubblico, ma volle anche che fosse il più possibile partecipato.

Non so se, allora, io colsi nel segno ciò che scrissi a conclusione del mio intervento, ma trovo che nella fase che in quegli anni Renato stava vivendo, egli avesse riconquistato la più piena libertà, una libertà che era passata dai Cieli musicali ai Talismani, da questi ai Totem, agli Scrigni-natura fino ai Concerti della notte e alle Installazioni, – opere sulle quali svolsi il mio discorso -, senza rinunciare, come allora dicevo, alla sua coerenza di fondo , ma affermando che non bisognava dimenticare i problemi del mondo per ritrovare la felicità del rapporto con la natura, da lui sentito davvero come una via di salvezza. Perciò allora, come ancora oggi, mi sembrò che le parole che esprimono meglio lo spirito vero della sua arte sono quelle dedicategli da un suo amico: “Nei suoi  quadri, o per me spartiti, si può leggere molto di più che singole altezze sonore ritmiche tradotte in pennellate, è affascinante il poter leggere fino alle più piccole modulazioni timbriche dei colori. Avetete mai ascoltato un concerto per vento ed erbetta verde su prato in primavera o una sonata fluida di gocce allegre immerse in un ruscello andante?

 

Le opere del maestro sono in mostra sino a sabato 4 giugno a Lequile, ospitate nel chiostro di Palazzo Andrioli

31 maggio 2011, Il Paese Nuovo

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